
28/10/2020

La moda nel mondo post-pandemia
I pensieri non mancano!
Credo che tutti noi ci siamo già fermati per chiederci cosa sarà della moda nel mondo post-pandemia. Se davvero il mondo non sarà più lo stesso, se dovremo convivere con queste nuove abitudini ancora a lungo. Se molte persone dimenticheranno in fretta quello che è successo e torneranno alla loro vita come se niente fosse, come se non ci fosse bisogno di cambiare nulla, come se non fosse necessario ripensare le nostre abitudini.
Tuttavia, alcuni fatti sono reali:
Dobbiamo pensare in modo collettivo
Pensare che dalle nostre azioni dipende il lavoro di molte persone, valorizzare il consumo locale, comperare da persone che conosciamo o che conoscono chi ha realizzato il prodotto, essere certi del fatto che questi produttori non sfruttino il lavoro degli altri e rimangano trasparenti in tutte le fasi del processo produttivo.
I consumatori sono molto più attenti e preoccupati delle conseguenze delle loro azioni. Perciò, proporre una moda con uno scopo sarà molto più ben accetto.
La vita professionale può esistere senza la presenza fisica sul posto di lavoro
Secondo una ricerca di Adip (Associazione italiana dei direttori di personale) in Italia anche dopo il lockdown 2 aziende su 3 hanno continuato e continueranno a lavorare in smartworking.
Il fatto di lavorare da casa richiede un abbigliamento comodo. Il tempo che perdevamo nell’itinerario casa-lavoro permette di svolgere altre attività, come lo sport e uno stile di vita più salutare, facendo quindi crescere il mercato dell’abbigliamento per l’attività sportiva.
- Image credits: Stella McCartney / Reproduction
- Image credits: Stella McCartney / Reproduction
- Image credits: Stella McCartney / Reproduction
Il “manifesto dalla A alla Z”, della designer Stella McCartney è nato a partire da una riflessione sviluppata durante il periodo di isolamento sociale e incentrata sulla domanda: cosa lasceremo al mondo? I temi portati alla luce sono stati ad esempio quelli della produzione sostenibile e del veganesimo, già cari al brand.
L’ambiente manda segnali di cambiamento
E’ fondamentale ripensare ai nostri consumi in modo più consapevole. I capi devono durare più tempo, smettere di essere scartati. Abbiamo bisogno di ridurre il fast fashion a favore dello slow fashion e valorizzare altre forme di consumo, ad esempio quello di capi second hand.
Dobbiamo smettere di comprare in modo istintivo o basandoci sulle influenze del momento, e iniziare a valorizzare acquisti pensati all’interno di un contesto globale, ad esempio con attenzione al tema delle materie prime e degli scarti.
E’ ora di incentivare un’economia circolare, sapere che fine faranno gli scarti che l’industria della moda produce.
La tecnologia farà sempre più parte del mondo che viviamo
Se i consumatori non possono uscire di casa, è necessario individuare altri canali di vendita. L’online è sempre più presente nella vita di ciascuno, perciò perché non dovrebbe essere lo stesso per quanto riguarda il consumo di moda? La moda ha bisogno di valorizzare la sinergia tra comfort, tecnologia e consumo semplificato.
Certamente è ancora difficile prevedere con chiarezza cosa succederà nel mondo post-pandemia. Oltre ai fattori sopra citati, le principali priorità continueranno ad essere per molto tempo l’igiene, la protezione individuale e il comfort. Il tutto con un tocco di allegria, per avere cura anche dell’aspetto emotivo.
Secondo Bruna Ortenga di WGSN Brasile, portale globale relativo a tendenze di consumo e design, “il senso di protezione non deriva soltanto da capi che abbracciano, che trasmettono un’idea di comfort. Esiste anche un’altra idea di protezione, con capi che preparano le persone a situazioni avverse. Oltre a tessuti che proteggono da raggi UV, inquinamento, virus“.
In altre parole, preoccupandosi del comfort per se stessi e per il pianeta, i consumatori e i brand intendono investire in capi lievi, funzionali, senza tempo.
L’autrice
Ana Luiza è una designer di moda, consulente d’impresa, professionista e editorialista per il Blog Audaces.
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