
30/07/2021

Tracciabilità di filiera con l’aiuto della tecnologia
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La tracciabilità di filiera è un tema strettamente connesso a quello della sostenibilità ambientale e sociale del settore tessile e della moda ed è una delle principali sfide a cui questa industria dislocata e frammentata a livello globale è chiamata a rispondere nei tempi a venire.
Ma di cosa stiamo parlando? Proviamo a capirlo insieme.
Perché parlare di sostenibilità
Il settore fashion è la seconda industria più inquinante al mondo dopo quella petrolifera, responsabile da sola del 20% dello spreco di acqua e dell’8,1% delle emissioni di gas serra.
Inoltre, in un mercato caratterizzato da una forte esternalizzazione della produzione soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, non è raro che la filiera produttiva dei capi che acquistiamo incontri casi di sfruttamento del lavoro e di minaccia ai diritti umani (salute, sicurezza, stipendio dignitoso).
Con il termine sostenibilità si intende proprio la necessità fondamentale di garantire e tutelare le risorse naturali e la qualità dell’esistenza e del lavoro delle persone, nel rispetto della vita sul pianeta di oggi e del futuro.
Oggi i clienti sono sempre più attenti a questo tema, tanto che diversi studi dimostrano come il potenziale cliente di domani sarà disposto a spendere tra il 5% e il 20% in più per prodotti in grado di mettere al primo posto la sostenibilità ambientale e sociale.

Cosa significa tracciabilità di filiera?
Secondo uno studio realizzato nel 2019 da UNCE su un campione di 150 imprese della moda solo il 34% delle aziende nel sistema moda mondiale traccia la propria catena del valore e, tra queste, la maggior parte conosce soltanto il proprio diretto fornitore.
Per tracciabilità di filiera si intende la possibilità di individuare in modo trasparente tutti i passaggi che portano alla creazione o alla trasformazione di un prodotto, con particolare riferimento al rispetto dell’ambiente e dei diritti sociali in ogni fase del processo.
Riuscire a costruire una filiera interamente tracciabile implica un ripensamento complessivo dell’organizzazione del lavoro, che si caratterizza soprattutto per la trasparenza e la corretta informazione relative a dove, da chi e come ciascun prodotto è stato realizzato.
Per quale ragione dovrebbe essere importante avere una filiera tracciabile? Principalmente perché una scarsa tracciabilità e trasparenza dei processi produttivi in genere può favorire e alimentare situazioni di illegalità, contraffazione, sfruttamento del lavoro minorile, scarsa difesa dei diritti dei lavoratori e delle norme di sicurezza, oltre ad essere responsabile di più del 10% delle emissioni di CO2 nell’atmosfera del pianeta.

Quali sono le principali difficoltà?
In un mondo ormai saturo di informazione è sorprendente come sia ancora estremamente difficile valutare l’effettivo impatto dei nostri abiti ed effettuare scelte di acquisto realmente consapevoli.
Raccogliere dei dati relativi alla filiera e renderli fruibili, infatti, non è semplice.
In primo luogo perché una filiera interamente tracciabile necessita di dati completi e tra loro confrontabili, raccolti secondo degli standard e dei linguaggi armonizzati. Questi dati dovrebbero riferirsi ad una filiera lunga, variegata e complessa, spesso dislocata in ogni angolo del globo.
Basti pensare che per un semplice capo come un coprispalla possono essere necessari addirittura 20 materiali diversi. Per ciascuno di essi sarebbe necessario conoscere informazioni quali: produzione delle materie prime (si pensi alla coltivazione del cotone, all’allevamento del bestiame per il cuoio, ecc.), passando per la filatura e la tessitura, la tintura, fino all’assemblaggio, i ricami, la logistica, la distribuzione e molto altro.
Un’ulteriore difficoltà deriva dal fatto che ad oggi non esiste alcun obbligo di trasparenza e i controlli sono lasciati in capo alle industrie degli audit e delle certificazioni, che vengono finanziate dalle stesse imprese che devono farsi controllare. Di conseguenza, l’indipendenza e l’efficacia di questi dati è spesso messa in grande discussione.

Alcune esperienze virtuose
In Italia e in Europa si stanno susseguendo diverse esperienze finalizzate a portare maggiore trasparenza nella filiera dell’industria tessile e della moda, a beneficio delle aziende di moda e dei consumatori.
È il caso di Get it Fair, il primo schema di Due Diligence interamente italiano che, grazie ad una terza parte indipendente, si occupa di verificare il rispetto dei diritti umani, la sicurezza dei luoghi di produzione e gli impatti ambientali della catena di fornitura.
Oppure della campagna Go transparent, con la quale le aziende sono chiamate in modo volontario a fornire tutte le informazioni relative ai loro fornitori.
Inoltre l’UNECE (Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite) dal 2019 sta attuando un progetto chiamato “Enhancing Transparency and Traceability for Sustainable in the Garment and Footwear” in cui viene sperimentato un sistema di tracciabilità comune a tutti gli operatori di 150 imprese della Moda.
Il supporto della tecnologia per una filiera più tracciabile
Le esperienze in essere ci dimostrano che la tecnologia rappresenta la migliore alleata sia per ottimizzare i processi produttivi e ridurre gli sprechi all’interno dell’industria tessile e della moda, sia nel cammino verso una completa tracciabilità di filiera.
Uno degli obiettivi dell’Industria 4.0, infatti, è proprio quello di rendere i processi produttivi più sostenibili grazie ad una gestione più intelligente ed efficace delle risorse e delle informazioni.
Per approfondire questo tema e scoprire alcune delle soluzioni tecnologiche pensate appositamente per l’industria tessile e della moda, non perderti il nostro ultimo ebook dal titolo “Una moda più sostenibile grazie alla tecnologia e alla tracciabilità di filiera”.
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